L’incontro tra B.K.S Iyengar ed il Pontefice nel 1966
Di seguito una sintesi del racconto che lo stesso B.K.S. Iyengar fa del suo incontro con Papa Paolo VI nel 1966 a Roma.
Quando andai in Europa nel 1966 per insegnare Yoga, il mio allievo Fr. Lobo, suggerì di spedire una copia del mio libro “Light on Yoga” al Papa.
Prima di spedire il libro Fr. Lobo mi disse che dovevo incontrare il Vescovo di Poona, una persona gentile, anziana ma giovane nel cuore con senso dell’humor. La prima cosa che mi disse fu:
“Io non so niente di Yoga e voi non mi sembrate uno Yogi”. Non avete lunghi capelli arruffati o la barba, o perline nè abito color zafferano, nè ‘kamandalu’ o scodella in mano. Che razza di Yogi siete voi? Mi dispiace ma non posso presentarvi se voi non possedete queste qualità”.
Dissi che le apparenze esteriori non fanno di un uomo uno Yogi e che ero uno Yogi dal di dentro, con i miei normali abiti.
Fr. Lobo scherzosamente disse che ero l’unico Yogi che cavalcasse uno scooter ed il Vescovo si stupì e volle vedere lo scooter.
Quando tornammo nella stanza mi chiese perchè volevo incontrare il Papa e risposi che Fr. Lobo voleva che facessi una dimostrazione davanti al Papa. Il Vescovo rispose che aveva visto il libro ed ammirato il lavoro e che se non avesse visto il libro non avrebbe mai creduto che io fossi uno Yogi.
Mi diede una lettera di presentazione per il Cardinale Marella, incaricato per il mondo non-cristiano e poi mi suggerì:
“Posso suggerirvi di indossare una parrucca, una barba finta e l’abito tradizionale per presentarvi davanti al Papa. Se mi promettete di fare questo, io raccomanderò il vostro nome”.
Io risi e gli chiesi: “Voi approvate ciò?”
Egli, con un sorriso, disse: “No”.
Inviai la lettera ed il libro per il Santo Padre al Cardinale, il quale mi rispose che l’udienza sarebbe stata fissata mentre mi trovavo a Londra.
Il 13 luglio ricevetti una telefonata urgente da Mme. Scaravelli in Svizzera che mi diceva che il Cardinale era meravigliato che non fossi all’udienza in Vaticano. Risposi che avevo scritto due lettere al Vaticano confermando per il 30 luglio e che aspettavo una risposta.
Nel cablo era nominato il 30 luglio e non il 13 luglio.
Chiesi anche alla mia allieva Harthan, incontrata per caso al Terminal di Londra, di inviare una lettera al Cardinale per avere la possibilità di un’altra udienza pregandolo di scusarmi.
Il 18 luglio ricevetti un cablo dal Cardinale Marella per una udienza da fissare il 20 o 27 luglio, come io preferivo.
Dio benedisse il suo rappresentante in terra nel concedermi l’udienza, e i cancelli del paradiso si sono aperti per me, così come si sono aperte le porte del Vaticano.
Arrivai a Roma alle 16,30 del 26 luglio ed il mio allievo Alberto Scaravelli era all’aeroporto per ricevermi.
Il 27 partimmo per andare in Vaticano con la macchina che dovette essere spinta per farla partire.
Dopo un lungo giro all’interno degli uffici del Vaticano, un prete mi consegnò una lettera sigillata dove era scritto che l’udienza era fissata per le 11,30 a Castel Gandolfo.
Proseguimmo quindi per Castel Gandolfo. A Roma bisogna essere molto pratici del traffico. Il traffico si muove a mo’ di serpenti che prendono qualsiasi posizione possibile, per prendere il comando. Richiede abilità guidare le macchine e guidare per la propria strada, altrimenti gli altri vengono addosso urlando.
Arrivammo a Castel Gandolfo, gli incontri sono simili a quelli che avvengono nei luoghi sacri dell’India dove migliaia e migliaia si riuniscono per il “darshan” nei templi, in occasioni importanti.
Due guardie dall’uniforme a strisce, colorate in giallo, arancione e blu scuro, ci fermarono e bloccarono il mio amico perché l’ingresso era solo per me.
Mi condussero in una sala dove vi erano circa 200 persone e pensai che la mia non doveva essere un’udienza privata. Gente dalle più svariate parti del globo, erano lì unite per avere un darshan dal Santo Padre.
Io ero il solo indiano in ‘dhoti’, ‘kurta’ e scialle in attesa di essere ricevuto dal Papa.
Dopo venti minuti mi portarono in una stanza adiacente e poi davanti ad una porta ed altri pure furono richiesti di attendere.
In pochi secondi i miei occhi si posarono su un uomo – il grande Papa – con lunghi abiti gialli e un copricapo bianco. Egli era accompagnato dalle guardie, dal segretario e dall’interprete.
Fui commosso dalla sua semplicità e dal suo contegno, sebbene fosse protetto come un re. Congiunsi le mani e mi inchinai a lui. Egli si fece verso di me con calore e gentilezza, prendendomi fermamente le mani mi disse: “ Amo l’India e gli indiani. Mi piace il vostro libro. Voi siete veramente un professore e direttore. Cosa posso dire di più ad una persona come voi, che possiede una simile arte. Vi benedico con tutto il cuore e vi auguro ogni bene. Ho sentito che avete fatto molto con la vostra arte, e di nuovo vi benedico”.
Io gli chiesi se voleva darmi l’opportunità di dimostrare la mia arte. L’interprete tradusse e il Papa rispose che quantunque gli sarebbe piaciuto vedere una dimostrazione, non aveva tempo per poterlo fare.
“Ho visto il libro, è meraviglioso” disse.
Gli offrii in regalo qualche libro di Sadhu Vaswami e un bastone da passeggio in puro sandalo. Diede l’involucro con i libri al suo segretario poi mosse il bastone fra le mani, mosse le dita su di esso, annusò e disse: “Meraviglioso! Delizioso! Buono!”
Lo diede al suo segretario e disse: “Vorrei lasciarvi un ricordo del nostro incontro”, il segretario gli passò una scatola, il Papa la aprì, in essa vi era una medaglia di bronzo. Su di un lato c’era il suo profilo con la seguente iscrizione: “Paulus VI Pont Max MCMLXIV e III (terzo anno del regno) e dall’altro lato c’era la città di Roma con una scritta significante: “ La mia mano mi conduce”.
Mi offrì questo dono con un sorriso e, stringendomi con forza le mani, disse di nuovo “Vi benedico per il vostro lavoro”. Di nuovo gli chiesi di permettermi di mostrargli ciò che praticavo. Mi rispose che gli sarebbe piaciuto ma non vi era tempo. Quando stavo per lasciare la stanza, egli mi strinse ancora le mani e poggiò il suo palmo sul mio capo.
Questo segnò la fine dell’importante visita alla Santa Città di Roma, dove vive l’eletto rappresentante di Dio sulla terra.