L’uso dei supporti: come e perché

A cosa servono veramente i supporti? E perché il Maestro Iyengar ne è stato un fautore? Scopriamolo insieme in questo articolo.

Diciamolo: i supporti sembrano essere l’elemento distintivo dell’IYENGAR Yoga. Anche se noi sappiamo che non è proprio così perché gli insegnamenti del Maestro Iyengar vanno ben oltre il loro uso, siamo conosciuti al resto dei praticanti Yoga come quelli che usano gli attrezzi, al punto che alcuni detrattori del nostro metodo sono arrivati a dire che si tratta di “furniture Yoga” (lo Yoga del “mobilio”).

I supporti servono non solo per aiutarci a far meglio una posizione quando “non arriviamo ad afferrare”, ma anche ci aiutano a comprendere le azioni che a volte ci sfuggono. Per questo il nostro Maestro Iyengar ne ha promosso la diffusione pur avendo sempre sostenuto di non esserne l’inventore.

E’ noto, infatti, che Guruji ebbe ispirazione dall’icona della divinità Narasiṃha ritratto con una cinta alle ginocchia mentre siede in Sukhāsana e due blocchi sotto di esse.

Sin dai primordi, dunque, gli antichi Yogi facevano uso di supporti. Prova ne è lo Yoga Daṇḍa (anch’esso presente in molte raffigurazioni di divinità o antiche illustrazioni di āsana), un bastone dalla forma simile ad una stampella che veniva usato per tenere libere le narici.

E’ stato dimostrato sperimentalmente ciò che facevano gli antichi praticanti di Yoga, e cioè che se lo Yoga Daṇḍa viene collocato sotto un’ascella e ci si appoggia su di esso, sottoponendo quella parte del corpo ad una pressione adeguata, la forza del respiro aumenta nella narice opposta e diminuisce nella narice che si trova sullo stesso lato dello Yoga Daṇḍa. E’ possibile quindi liberare in pochi secondi una narice otturata, collocando lo Yoga Daṇḍa sotto l’ascella del lato opposto ed esercitando con l’attrezzo una leggera pressione. Se questa pressione viene mantenuta a troppo a lungo, il flusso respiratorio attraverso la narice che si trova sullo stesso lato diminuisce, e infine la narice si ottura.

Noi possiamo ottenere questo effetto, per esempio, facendo Trikoṇāsana con lo schienale sotto l’ascella.

A volte Guruji metteva i mattoni sotto le mani o sotto i piedi non solo per fini fisici, cioè per agevolare determinate articolazioni, ma anche perché sapeva che attraverso le dita delle mani, dei piedi e i nostri occhi perdiamo gran parte del nostro prāṇa. In particolare il palmo della mano secondo la cultura Hindu è dove risiede la dea della conoscenza Sarasvatī. Premendo questa o altre parti del corpo contro una superficie dura questa dissipazione dell’energia viene bloccata e la stessa viene diretta verso l’alto.

Questo, quindi, è un uso più sottile dei supporti.

Un altro importante ambito di applicazione dei supporti è quello terapeutico.
Sappiamo tutti quanto possono essere impegnative certe posizioni e come a volte l’allievo abbia grandi difficoltà nell’eseguirle, cosa che può verificarsi per vari motivi: pensiamo ad un principiante assoluto o a chi è in una fase di ripresa dopo una malattia o un intervento chirurgico, ma anche semplicemente ad una donna in gravidanza.
L’uso dei supporti in questo caso non solo permette di eseguire la posizione in maniera più stabile (sthira) e comoda (o senza sforzo, sukha) ma anche permette un tempo di permanenza più lungo, garantendo quei benefici più profondi che altrimenti non si potrebbero ottenere o si otterrebbero in misura minore.

Esistono moltissimi props, dai più semplici come cinte e mattoni, ai più complessi come il “cavallo” (la sedia tra tutti, per la sua versatilità, verrà trattata a parte in uno dei prossimi post).

Tutti questi, però, possono essere sostituiti da qualunque cosa possa per noi sortire lo stesso effetto.

Tutti sanno per esempio che quando parto per le vacanze la prima cosa che metto in valigia è il tappetino per la pratica. Metto solo quello perché, come dico sempre ai miei allievi, le stanze d’albergo di tutto il mondo sono pieni di attrezzi Yoga se guardati con i giusti occhi: sedie, coperte, letti, mensole, tavolini bassi, tavoli più alti, sgabelli, l’immancabile muro (utilissimo in mille modi) e tanto altro.

Usate la fantasia e riuscirete ad avere tutti i supporti che volete. Non pensate, infatti, che più soldi spendete in attrezzi e migliore sarà l’effetto.

(Adriana Calò)

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